L’accoglienza è anche un business. E dirlo non deve scandalizzare nessuno, soprattutto se a sostenere la tesi è un giornale come il nostro, che sul tema dei 100 migranti ospitati alla ‘Vincenziana’ non ha mai speculato. Ma il punto è un altro: se è legittimo (e spesso meritorio) il lavoro di una Onlus che si occupa di assistere e integrare gli stranieri, è altrettanto legittimo che i cittadini conoscano i conti. quanto spende lo Stato? Quanti soldi finiscono nei bilanci delle cooperative? Quanta parte di questi soldi va nelle tasche dei migranti? Come viene utilizzata questo denaro? E soprattutto, perché la Cooperativa ‘Intrecci’ non relazionare in consiglio comunale?

12 GIUGNO 2016

di Ersilio Mattioni e Riccardo Sala

MAGENTA (MILANO) – Il nostro viaggio comincia con l’analisi delle voci di spesa: ogni ingresso di un nuovo profugo ne genera parecchie. La gestione della accoglienza può essere così riassunta: la prima accoglienza (è il momento, in genere concitato, dell’arrivo), la fornitura dei generi di prima necessità (di norma concordati con la Prefettura), il cambio di abiti (maglie, pantaloni, ciabatte, scarpe, biancheria intima), la predisposizione dei letti, i prodotti per l’igiene personale e la pulizia dell’ambiente (spazzolini, lamette da barba, assorbenti e pannolini, fazzoletti, detersivi e detergenti per pavimenti e superfici), gli alimentari per colazione, pranzo e cena, le spese sanitarie (ticket, trasporti e accompagnamenti, farmaci), la gestione amministrativa con la Prefettura per monitorare le presenze (entrate e uscite), la gestione di eventuali pratiche con la Questura per la richiesta dello status di rifugiato o richiedente asilo politico, le spese per le utenze (riscaldamento, acqua fredda e acqua calda sanitaria, elettricità). Per tutto questo lo Stato eroga ai gestori dei profughi una cifra compresa tra 31 a 34 euro al giorno. Per carità, le spese saranno pure alte, ma nelle tasche di ogni singolo cittadino straniero arriva ben poco: 2,50 euro al giorno per le spese personali, 75 euro al mese. Al punto che si chiede cosa mai potrà fare una persona con questa piccola mancia.

I conti della coop ‘Intrecci’

La cooperativa ‘Intrecci’, che gestisce i 100 profughi della ‘Vincenziana’, nel 2013 ha chiuso il proprio bilancio quasi in perfetta parità tra entrate e uscite, mentre nel 2014 le cose sono un po’ cambiate e si è generato qualche utile. Poche migliaia di euro, nulla di che. Ma questo è assolutamente per una Onlus, che non può generare profitti e tende quindi a chiudere i bilanci a zero. ‘Intrecci’, oltre alla ‘Vincenziana’, si occupa di migranti anche in altre strutture a Rho e Varese, per un totale di 313 stranieri. Però fa anche molto altro: nel 2014 sono state 6.013 le persone che hanno fruito dei servizi della cooperativa, di cui più della metà (3.124) sono straniere. Il 2014 è un buon anno: +20% del fatturato, con entrate di 4.621.000 euro e uscite quasi identiche. Gli immigrati sono una grande risorsa per ‘Intrecci’: rappresentano il 57% del fatturato. La cooperativa che gestisce la ‘Vincenziana’, in totale e in tutte le sue strutture, impiega 107 lavoratori, 42 dei quali lavorano per gestire i profughi: per questo, da luglio a dicembre 2014 ‘Intrecci’ ha incamerato 2.300.000 euro. Sul costo del lavoro (basso, come in tutte le cooperative) torneremo nelle prossime settimane, tenendo presente che nelle Onlus, oltre ai dipendenti pagati, operano sempre anche un certo numero di volontari.

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Perché ‘Intrecci’ e non un’altra cooperativa?

Ma chi ha deciso che ‘Intrecci’ dovesse gestire la delicata partita della ‘Vincenziana’? Perché ‘Intrecci’ e non invece un’altra coop? Ha deciso la Caritas Ambrosiana, dopo aver ricevuto incarico della Prefettura di occuparsi in tempi rapidi dell’emergenza profughi. Ha deciso la Caritas dunque, senza pubblicare bandi pubblici e senza indire gare.

Il rifiuto di ‘Intrecci’

Da ultimo, una cosa su cui la locale Lega Nord (le cui posizioni sui migranti vengono da noi criticate un giorno sì e l’altro pure) ha ragione. Nel 2014, nel 2015 e nel 2016 il capogruppo del Carroccio, Simone Gelli, chiede alla cooperativa ‘Intrecci’ di venire in consiglio comunale e relazionare, davanti ai cittadini, sul lavoro svolto alla ‘Vincenziana’, sulla condizione dei migranti e sui conti. Invano, perché ‘Intrecci’ risponde sempre risposto ‘picche’, anzi peggio: neppure risponde. Legittimo chiedersi perché, dal momento che i cittadini di Magenta hanno perlomeno il diritto di conoscere i dettagli di una vicenda che da anni fa discutere, con centinaia di dichiarazioni e prese di posizione che tuttavia non aiutano a ragionare, bensì appaiono come posizioni un po’ ideologiche e un po’ preconcette. E allora, quale luogo migliore del parlamentino della città per confrontarsi con la maggioranza e con l’opposizione, rispondendo alle domande e fugando qualche legittimo dubbio? E’ francamente incomprensibile l’atteggiamento di ‘Intrecci’, che corre il rischio di passare dalla parte del torto per un rifiuto che non ha ragioni di esistere, un rifiuto che peraltro lede un diritto degli eletti dal popolo.