Ribellione contro la gestione delle pratiche, la lentezza infinita e le troppe code agli sportelli

di Lorenzo Rotella

I parabiaghesi insorgono contro Poste Italiane. Dopo gli ennesimi disagi, le gocce hanno fatto traboccare il vaso a tal punto che si è rotto, generando un’ondata di proteste a catena. Sono molte le persone che si lamentano dei servizi della società, come sono tante le casistiche. A qualcuno arrivano avvisi di mancato pagamento e il giorno successivo arriva la bolletta, bella che scaduta. Talvolta il postino infila nelle caselle sbagliate lettere e materiali destinati ad altri: capita persino che ciò continui in maniera sistematica. C’è chi riceve il secondo avviso di giacenza, ma del primo non c’è traccia. C’è persino chi si è ritrovato nella buca una raccomandata che avrebbe dovuto ritirare di persona e, recandosi presso gli uffici competenti, si è sentito dire che il ritiro era già avvenuto, con tanto di firma. Noi abbiamo cercato di approfondire questo argomento, ascoltando la testimonianza di un cittadino che ci illustra tre differenti situazioni che gli hanno causato notevoli perdite di tempo e di denaro. Lo scorso ottobre, gli arriva a casa una cartella esattoriale, quando in realtà si aspettava una lettera di avviso di controllo del modello 7/30. La raccomandata è rimasta negli uffici postali per 40 giorni, senza alcun avviso di giacenza: si ritrova dunque a pagare 130 euro in più del previsto. E a proposito di soldi, ci racconta che ad agosto ha ricevuto una multa di 180 euro, assieme ad una terza segnalazione di mancato pagamento. Peccato che le altre due, proprio come la raccomandata precedente, sono rimaste negli uffici 40 giorni. Di nuovo, nessuna comunicazione da parte di Poste Italiane. E la contravvenzione, in principio, era la metà dell’importo che ha poi versato. Infine, ci racconta anche di una terza questione, forse la più grave. Riguarda il pagamento di una bolletta del gas e ammette subito che in parte la colpa è anche sua, perché non ha fatto la verifica di pagamento sul suo conto corrente. Però, l’addebito non è avvenuto a causa di dati errati. La compagnia di rifornimento invia dunque dei solleciti tramite raccomandate, che ancora una volta non arrivano per lo stesso problema. Intanto, gli chiudono il gas. Ci sono voluti dieci giorni per venire a capo della faccenda e sistemare la cosa. Avrebbe messo subito tutto a posto, se solo gli fosse arrivata a casa la documentazione necessaria. Insomma, i disservizi ci sono eccome. Al di là delle code presso gli sportelli. Al di là dell’eccessiva burocrazia. Al di là di molte altre cose.

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