Burocrazia da rottamare a Parabiago, nel Milanese, dove un cittadino (senza essere tenuto a farlo) presenta un progetto per togliere l’eternit da tetto di casa. E il Comune – che peraltro vanta un ufficio tecnico con la tettoia in amianto – che fa? Gli fa pagare in aggiunta 600 euro. Se Kafka fosse vive, aggiungerebbe un capitolo al suo celebre ‘Processo’
29 FEBBRAIO 2016
PARABIAGO (MILANO) – Quando si dice ‘oltre il danno, la beffa’. C.M. è un cittadino parabiaghese che, per rifare il tetto del suo garage, deve sborsare più del dovuto. Il motivo è molto semplice: il materiale di costruzione utilizzato anni fa era l’eternit e oggi è necessario sostituirlo per la sicurezza, in quanto si tratta di un elemento potenzialmente dannoso. Il 10 febbraio, l’uomo contatta un’impresa di Inveruno che si occuperà di tutto. Fin qui nulla di strano, tutto normale. Il problema sorge ancora prima che le operazioni comincino ed è la stessa impresa a comunicarglielo. Il signore scopre che a Parabiago, per lavorazioni del genere, oltre ad aver avuto il benestare, bisogna far compilare un modulo a un geometra, il quale dovrà creare la documentazione con le metrature e una foto di inizio e fine lavori. Costo totale per quello che il cittadino definisce ‘una cosa inutile’: 600 euro.
La tassa come premio
Il motivo di questo rialzo economico riguarda il tipo di copertura da lui selezionata: avendone scelta una isolante, non bastano i disegni già versati al catasto, ma deve dimostrare che non è sua intenzione farne un locale. L’uomo commenta così la vicenda: “Ma dove siamo, su ‘scherzi a parte’? Allora a questo punto fanno bene coloro che ristrutturano questi fabbricati senza alcuna dichiarazione e abbandonano l’eternit nei boschi o in mezzo ai prati, visto che se vuoi fare le cose in regola devono sempre trovare il modo di fregarti i soldi. Nel comune di Inveruno, cioè la sede della mia impresa, non solo non servono documentazioni del genere, ma è il comune stesso che ti dà un incentivo per sostituire il materiale. Del resto, questo succede solo a Parabiago”.
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La solidarietà dei concittadini
L’uomo, sfogandosi su Facebook, ha ricevuto anche la comprensione di altri parabiaghesi che puntano il dito contro le pessime condizioni burocratiche della città, a partire dal semplice cambio dell’insegna pubblicitaria di un’attività sino alle marche da bollo e ai bollettini pagati o mai pervenuti, con conseguente litigata negli uffici comunali.
Il paradosso: tetto in eternit all’ex ufficio tecnico
A proposito di eternit, sono diverse le zone in cui è ancora presente questo materiale. A cominciare dall’ex ufficio tecnico nella piazzola dei giardini del quartiere di Dio ‘l Sa. Per arginare il problema in modo temporaneo, era stata fatta una copertura d’emergenza nel 2012. Scaduta a maggio 2015, l’edificio è ancora abbandonato, in attesa di un intervento: il preventivo delle operazioni, stando al bilancio di giugno, risultava 130 mila euro. L’attenzione va poi rivolta in via Keplero e soprattutto in via Gajo, come sottolinea il leader dell’opposizione, Alessandra Ghiani (Pd): “Il problema si presenta in pieno centro abitato, con quattro capannoni con copertura in eternit in stato di degrado e abbandonati da tempo. La situazione è nota agli uffici competenti dal 2011, ma non è stato fatto ancora nulla”.