Mancano 4 milioni di euro dal conteggio sui biglietti. Tutti evasori? No, in molti non capiscono neppure come fare per pagare una delle autostrade più inutili del mondo: prometteva di portare il traffico dell’Altomilanese e del Varesotto direttamente sulla Milano-Torino, senza passare per Milano. Ma Pedemontana si ferma a Lentate sul Seveso, lontanissima dalla A4. Costi alle stelle e sprechi di denaro pubblico completano un quadro a tinte fosche

19 NOVEMBRE 2016

di Redazione

MILANO – Da sogno a incubo (per i viaggiatori e per i contribuenti). Ma chi paga il pedaggio sulla Pedemontana? A giudicare dai dati, forniti dall’ultima relazione, molto pochi sono quelli che si impegnano a pagare: mancano 4 milioni di euro dal conto pedaggi. Tutti evasori? Non tutti, molti non si sono raccapezzati nel meccanismo di calcolo , altri non sono praticissimi col pc, altri ancora non si ricordano dove sono entrati ed usciti dalle tratte. Insomma complice un sistema troppo avveniristico (troppo, se si pensa alla bassa condizione di istruzione degli italiani in genere) l’evasione è facile e quasi giustificata, la furbizia e la mancanza di senso di responsabilità fanno il resto.

Un’autostrada troppo cara

Ma vogliamo essere sinceri fino in fondo? L’autostrada detta Pedemontana è cara.Troppo cara per quel che promette e non mantiene. Prometteva per 67 chilometri di portare da Cassano Magnano a Osio Sotto per innestarsi sulla A4 il traffico del Varesotto e dell’Altomilanese senza passare da Milano. Ma oggi di pedemontano c’è poco: si parte da uno svincolo sulla A8 posto tra i caselli di Gallarate e Busto Arsizio, direzione Como Chiasso Svizzera, si può entrare sulla A9 che viene da Milano e che porta in quella direzione; poi prosegue poco oltre (a Lentate sul Severo) e lì si ferma. Lontanissima dall’autostrada A4, obiettivo e fine dell’opera.

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Dubbi sul progetto

Perché? Difficoltà di ogni genere, tali che oggi paiono insormontabili a breve  tanto che anche il nuovo presidente voluto da Roberto Maroni, Antonio Di Pietro, un nome una garanzia, getterebbe volentieri la spugna. Se prosegue è per onor di firma. E perché interrompere costerebbe più che proseguire, visto che il colosso austriaco delle costruzioni che agisce è agguerrito. La realtà è che la Pedemontana era un sogno nel 1986 , nascita della società,e l’incubo nostro cui toccherà pagare il conto. Già oggi è un fallimento industriale e forse anche ecologico (diossina): difatti il progetto originario giustamente si riprometteva di alleggerire il traffico del Varesotto e dell’Altomilanese verso Bergamo e Brescia bypassando il nodo di Milano ed era un buon progetto. Allora. Ma sono passati trent’anni, anni di conurbazione selvaggia tra i paesi del territorio attraversato, con una crescita (che Di Pietro non ritiene neppure giustificata) degli extra costi.

Errori su errori

In questo progetto poi si è voluto poi inserire il sistema di tangenziali di Varese e Como che da quando si è imposto il pedaggio ha visto crollare gli accessi del 35% e del 75%. Ciliegina sulla torta: il traffico odierno è largamente sotto le aspettative e solo uno su quattro paga il pedaggio. Insomma un fallimento: cattiva progettazione? Pessima capacità di previsione? Sottovalutazione dell’impatto del costo dei biglietti? Questo significa soltanto che quando non si tratta di soldi propri non c’è nessuna cura e attenzione al bene pubblico, tanto meno un minimo di capacità di analisi del rapporto costi-benfici: tanto paga Pantalone, che siamo noi. Non siamo forse nella Lombardia delle meraviglie? Consoliamoci anche con la Bre.Be.Mi, sottoutilizzata tanto da rischiare fallimento se, come al solito, dal ‘projet financing’ sbandierato non si arriverà allo sconsolante conclusione del soccorso pubblico ai cosiddetti ‘capitani coraggiosi’ con i soldi di papà Stato.