Finora soltanto pochissime città possono rilasciare la cosiddetta CIE, da settembre il numero dei comuni abilitati salirà a 200. E tutti gli altri? Il ministero dell’Interno non fornisce certezza sui tempi. E neppure sui costi per le pubbliche amministrazioni, che dovranno dotarsi di costosi macchinari, anche per prendere le impronte digitali
11 AGOSTO 2016
ROMA – Dopo mesi di proclami, oggi c’è il via ufficiale: la carta d’identità elettronica potrà essere richiesta al costo di 13,76 euro, più Iva e diritti di segreteria, per un totale di 22 euro. Ma la nuova Cie 3.0, come è stata ribattezzata, sarà per ora un lusso di pochi italiani, solo quelli residenti a Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Firenze. A settembre si aggiungeranno altri comuni, fino ad arrivare a 200. E gli altri? Con calma. A comunicarlo è il ministero dell’Interno, che però non fornisce altri dettagli sui tempi.
La nuova CIE
La nuova carta d’identità elettronica è una smart card, sulla quale saranno presenti moltissimi dati del suo titolare: impronte digitali, codice fiscale, estremi dell’atto di nascita. Il cittadino, inoltre, al momento della richiesta potrà fornire il proprio consenso alla donazione degli organi e potrà indicare le modalità attraverso le quali essere contattato: numero di telefono, mail, pec.
Sostieni la Libera Informazione
Sul nostro giornale on line trovi l’informazione libera e coraggiosa, perché noi non abbiamo padroni e non riceviamo finanziamenti pubblici. Da sempre, viviamo soltanto grazie ai nostri lettori e ai nostri inserzionisti. Noi vi offriamo un’informazione libera e gratuita. Voi, se potete, dateci un piccolo aiuto.
Carta d’identità cartacea addio
Una volta che il comune sarà operativo per emettere la nuova CIE non potrà più rilasciare le vecchie carte d’identità cartacee. Saranno necessari, per il passaggio dal vecchio sistema a quello nuovo, postazioni informatiche, scanner per le impronte e lettori di smart card: il tutto al fine di acquisire i dati biometrici primari e secondari e la firma autografa.
Primo dubbio: i costi
Ogni comune italiano, per emettere la CIE dovrà insomma dotarsi di costose apparecchiature informatiche. E lo dovrà fare con mezzi propri, dal momento che non sono previsti contributi statali. Da ciò il primo dubbio: se un ente locale di piccole dimensioni non potesse spendere diverse migliaia di euro per la dotazione informatica e per la formazione dei personale, chi lo potrebbe mai obbligare a farlo?
Secondo dubbio: l’utilità
I fan della CIE sostengono che la cartà d’identità elettronica garantirà una maggiore sicurezza (ma in che senso?) accanto alla possibilità di viaggiare senza problemi in tutta Europa (ma non succede anche oggi, con quella cartacea?). Inoltre, la Cie 3.0 potrà essere utilizzata per ottenere le credenziali di accesso allo Spid, ovvero ai servizi on line della pubblica amministrazione. In futuro, forse. Perché chi ci ha provato in queste settimane ha avuto una brutta sorpresa: l’accesso è limitato a pochissimi servizi, per tutti gli altri si usa ancora il sistema tradizionale.