Nel Milanese il sindaco di Busto Garolfo, Susanna Biondi, va in controtendenza: “Le misure restrittive servono per evitare il più possibile i contatti tra persone, che avvengono proprio con gli spostamenti. Tranquilli, in paese c’è tutto”

24 MARZO 2020

di Redazione

BUSTO GAROLFO (MILANO) – Una decisione lucida e coraggiosa, quella del sindaco di Busto Garolfo, Susanna Biondi. Al contrario di tanti suoi colleghi, che hanno ormai ceduto alla pressione dei cittadini in ansia per l’accaparramento di cibo, Biondi non consentirà di uscire dai confini bustesi per fare la spesa, a meno che si debba acquistare qualche bene che in paese non si trova.

“Abbiamo tanti negozi”

Il sindaco, con un lungo post su Facebook, ha spiegato: “Viste le richieste che mi arrivano da alcuni di voi riguardo alla possibilità di spostarsi fuori dal comune per fare la spesa, sono a comunicarvi il pensiero di questa amministrazione al riguardo. La spesa è considerata come necessità urgente, ma si specifica però di effettuarla nel proprio comune“.

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Le deroghe

Il primo cittadino tuttavia specifica: “Sono ammesse alcune eccezioni che riguardano: i beni eventualmente non reperibili nel proprio Comune; la maggior vicinanza rispetto alla propria abitazione di un punto vendita al di fuori del proprio Comune; l’utilizzo di punti di vendita in prossimità del proprio luogo di lavoro o nel percorso casa-lavoro. Tutte le altre motivazioni non sono ammesse”.

“In paese c’è cibo per tutti”

“E’ vero – prosegue il sindaco – che alcuni comuni si sono accordati per consentire ai propri cittadini di spostarsi in quell’ambito, ma questa scelta è stata per loro necessaria e dettata esclusivamente dal fatto che, al loro interno, non sono presenti sufficienti negozi dei generi ritenuti necessari. Il comune di Busto Garolfo non è in questa condizione”.

Elenco dei negozi

Da ultimo, il sindaco riguarda l’elevato numero di punti vendita presenti a Busto Garolfo: “Il paese ha la fortuna di poter contare su 3 supermercati, 2 negozi di vicinato di generi alimentari, 5 panifici alcuni dei quali con generi alimentari, 1 panetteria, 2 macellerie, 1 spaccio agricolo, 3 erboristerie, 1 parafarmacia, 1 negozio specializzato per alimenti senza glutine, 4 farmacie, 4 edicole, 3 tabacchi e valori bollati, 4 lavanderie self service, 1 negozio di articoli sanitari, 1 negozio di capsule e cialde per caffè, 1 colorificio, 1 rivendita di pellet e legna da ardere, 3 pizzerie e 2 servizi di consegna pasti pronti. La quasi totalità delle attività sopracitate si sono rese anche disponibili per effettuare la consegna gratuita a domicilio“.

“Le code? Ci sono ovunque”

Biondi smonta poi la bufala delle code: “Qualcuno chiede comunque di procede a ordinanze o accordi che consentano di recarsi a fare la spesa in altri paesi. Se la motivazione di questa richiesta è legata alle code che si formano per garantire all’interno dei negozi le distanze interpersonali di sicurezza o la mancanza di qualche prodotto come il lievito o la farina, faccio presente che questa situazione si verifica ovunque e non si risolve quindi andando altrove”.

“Vi tutelo, per questo non vi mando in giro”

“Riguardo a eventuali accordi con altri comuni, al momento e stando così le cose, non sono affatto propensa ad attivarli. La normativa infatti punta ad evitare al massimo i contatti tra le persone. Più usciamo dal nostro territorio e più si amplificano i rischi di contatto e di conseguente contagio. La frase “Restate a casa” è valida in senso lato! Per quanto mi riguarda, volendo tutelarvi, io in giro non vi ci mando!”

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