L’assalto dalle Ecomafie: se ne è parlato ad Arluno. Tra gli ospiti Anna Scavuzzo (Città Metropolitana), David Gentili (Presidente Commissione Antimafia di Milano), Sergio Cannavò (Legambiente) e Gian Antonio Girelli (Presidente Commissione antimafia Regione Lombardia). Moderatore Ersilio Mattioni, collaboratore del Fatto Quotidiano e direttore del sito web di Libera Stampa l’Altomilanese
20 APRILE 2016
ARLUNO (MILANO) – Le Ecomafie tengono sotto ‘scacco’ i nostri territori, ma come difendersi da questa minaccia sempre più invasiva? L’Altomilanese è ricco di ‘buchi’ da riempire, in cui trattare materiali inquinanti e rifiuti speciali e le incertezze sul destino delle bonifiche dell’area milanese, come quella del dopo Expo, preoccupano le amministrazioni locali, che si trovano a dover affrontare (sole) i pericoli dei reati ambientali. Di questo si è discusso durante il convegno di mercoledì scorso, assieme ai sindaci del territorio, ad Arluno, all’auditorio dell’oratorio Sacro Cuore.
I relatori
Relatori di primo piano, tra cui i presidenti delle Commissioni Antimafia di Regione Lombardia (Gian Antonio Girelli) e del comune di Milano (David Gentili), la consigliera della Città Metropolitana con delega all’ambiente Anna Scavuzzo e Sergio Cannavò (Legambiente). A prendere parola, dopo i saluti di don Stefano Crespi e del sindaco Moreno Agolli, è il vicesindaco di Arluno Igor Bonazzoli, organizzatore della serata, che ricorda “l’importanza di affrontare questo genere di tematiche che stanno a cuore non soltanto alle istituzioni, ma all’intera comunità, mettendo insieme le forze per difenderci da una minaccia che è molto vicina a noi. I comuni da soli non ce la fanno ad arginare e combattere questo fenomeno: per questo motivo chiediamo un aiuto concreto”. Proposta avanzata dalle amministrazioni locali è quella di veder ‘radere al suolo’ le discariche dall’area metropolitana. Ma è possibile? E quali sono, in concreto, queste minacce?
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Traffico di rifiuti: business a costo zero
Perché difendersi? Come ha illustrato il responsabile di Legambiente, Sergio Cannavò, “le operazioni di smaltimento illecito di rifiuti speciali rappresentano veri e propri business criminali della ‘ndrangheta nel traffico di rifiuti del movimento terra”. Siamo di fronte a uno degli affari più grandi che l’Ecomafia gestisce: pochi controlli e zero spese: ovvero, si smaltiscono rifiuti pericolosi a basso prezzo, proprio perché tali rifiuti vengono seppelliti e fatti sparire. Impensabile, per molti. Così com’è impensabile che la Lombardia risulti essere la prima regione con fenomeni di corruzione legati all’ambiente (per l’esattezza, 31 inchieste per un totale di 321 persone arrestate legate al traffico illegale di materiali come cemento, ferro e rifiuti). Continua Cannavò: “Questo accade perché nonostante la Regione Lombardia avesse introdotto un indice di pressione – per evitare che venissero date concessioni al fine di realizzare nuove cave in posti dove già ve n’erano in abbondanza – vi è un serio problema di controlli da parte della legislazione ambientale: vi sono proposte di legge che vedranno la luce solo nel 2018”. Ciò vuol dire, per esempio, che ARPA (che si occupa della prevenzione e protezione dell’ambiente) non può entrare di sorpresa all’interno di un’azienda e fare ispezioni senza prima aver concordato il tutto coi vertici della ditta stessa. Da qui, risulta più difficile per le istituzioni individuare (e monitorare) i tentativi di infiltrazioni mafiose nell’ambito ambientale. Senza contare un’altra annosa questione, sollevata dai sindaci delle nostre giunte: perché la politica cambia le norme inerenti lo smaltimento di rifiuti senza tener conto delle reali problematiche a cui vanno spesso incontro le nostre amministrazione locali? A prendere parola in merito, il sindaco di Busto Garolfo, Susanna Biondi, e il primo cittadino di Casorezzo, Pierluca Oldani, che dichiarano: “Nel 2002 il nostro territorio accoglie un disagio, ma avevamo la certezza che finito quel tipo di percorso ci sarebbe stato un ripristino. Ci è stato detto che sarebbero arrivati rifiuti speciali ma ‘non pericolosi’. Da qui, facemmo ricorso al TAR per poter chiedere il ripristino e la risposta qual è stata? Che non gli importava”. Aggiunge Oldani: “E’ come andare con pietre contro carri armati. E’ necessario fare scelte più forti, come togliere definitivamente le cave all’area metropolitana”. La risposta non tarda ad arrivare.
I dubbi
Alle perplessità sollevate dai capi delle giunte civiche risponde così la consigliera metropolitana con delega all’ambiente Scavuzzo: “La migliore cosa da fare è segnalare: sono i giudici che emettono le sentenze, non noi. Affidare ai politici l’arbitrio di stabilire quello che deve dire la magistratura è un invito non democratico. Se vi sono ipotesi di reato – conclude – fate le dovute segnalazioni alle attività giudiziarie”. Un quadro, dunque, a tinte fosche ma anche con qualche luce. Come hanno ricordato la stessa Scavuzzo e il presidente della commissione regionale antimafia Girelli: “Non bisogna dimenticare la parte sana in tutto questo. Il nostro scopo è quello di introdurre un nuovo paradigma, un nuovo metodo di collaborazione tra enti e territorio al fine di combattere i fenomeni della malavita organizzata, sostenendo le tante aziende virtuose”. In che modo? “Vi è una riforma che sta prendendo piede con l’obiettivo di creare una città metropolitana più ampia, riorganizzando il lavoro interno: vogliamo puntare su una lavoro di digitalizzazione delle attività di controlli, per esempio nelle aree di cantiere”. Sistema di controllo basato anche su un nuovo codice per la concessione di appalti. Conclude il vicesindaco Bonazzoli: “E’ importante che tutti effettuino un cambio di passo, per riuscire ad arginare un problema che coinvolge tutti noi, sia politici sia cittadini”. Maggiore consapevolezza e partecipazione della popolazione, un diverso modo di pensare a modelli di sviluppo economico, oltre all’azione delle forze dell’ordine e della magistratura, possono far cambiare prospettiva.