I fatti risalgono al 2013, quando scattò l’inchiesta su don Alberto Lesmo, parroco di Santa Marcellina e decano di Baggio (quartiere periferico di Milano). Per la Procura, che ne ha chiesto il rinvio a giudizio per prostituzione minorile, fra il 2010 e il 2011 avrebbe pagato un ‘ragazzo di strada’ minorenne per fare sesso con lui, non solo con denaro ma anche con la droga. La Curia di Milano sospende il sacerdote con tre anni di ritardi: “Non ne sapevamo nulla, lo apprendiamo solo ora”
25 MARZO 2016
di Ersilio Mattioni
MILANO – Don Alberto Paolo Lesmo, secondo il Pubblico ministero di Milano, Giovanni Polizzi, avrebbe avuto rapporti sessuali fra il 2010 e il 2011 con un ragazzo minorenne di Baggio, quartiere periferico di Milano, dove il sacerdote è decano e parroco di Santa Marcellina. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per il religioso nell’ambito di un’inchiesta cominciata nel 2013. Non è ancora stata fissata l’udienza preliminare. L’accusa è di prostituzione minorile: don Lesmo avrebbe pagato per avere rapporti sessuali il ‘ragazzo di strada’, non solo consegnandogli denaro ma anche droga. Ci sarebbe un altro indagato, anche se non si tratterebbe di un religioso.
La Curia sospende il sacerdote con tre anni di ritardo
L’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha sospeso da ogni incarico don Lesmo, diffondendo una nota: “Il reato ipotizzato è quello di prostituzione minorile con più azioni e con l’aggravante di aver commesso il fatto con violazione dei doveri inerenti alla qualità di ministro di culto”. Per questo sarà avviata l’indagine interna relativa al “delitto di peccati del ministro sacro con minorenni”. Ed è proprio in virtù di tale indagine che scatta la misura cautelare della sospensione del sacerdote. Ma perché aspettare il rinvio a giudizio? Secondo la Curia di Milano la notizia dell’indagine a carico di don Lesmo sarebbe arrivata solo il 2 marzo 2016 (ci sarebbe un documento datato 19 febbraio 2016) e il sacerdote, che subì una perquisizione nel 2013, non informò i suoi superiori diocesani. Il cardinale Scola e i suoi collaboratori esprimono “sconcerto e dolore” per l’accaduto e pregano “per la vittima dei fatti contestati, per i suoi familiari e anche per don Lesmo”.
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