La famiglia dell’ex primario Alberto Flores D’Arcais contro la Procura di Busto Arsizio: “Sconcertati dal comportamento dei giudici”. Ma nei pc del medico trovate immagini pedo-pornografiche. L’avvocato: “Materiale ancora da analizzare”. Giallo sulle 10 lettere scritte prima di togliersi la vita

5 SETTEMBRE 2016

di Attilio Mattioni

LEGNANO (MILANO) – Il giorno dopo il suicidio di Alberto Floris D’Arcais, l’ex primario di pediatria all’ospedale di Legnano, agli arresti domiciliari dal 9 luglio scorso con l’accusa di aver compiuto atti sessuali con minori di 13 anni, divampano le polemiche sull’inchiesta.

Lo sfogo dei familiari

A parlare, in una nota diffusa alla stampa, sono i familiari (moglie, figlie e sorelle) del medico: “Siamo sconcertati per il comportamento della procura di Busto Arsizio (che ha condotto le indagini e chiesto e ottenuto l’arresto del primario, ndr) che quando ancora nessuno della famiglia era stato informato, ha sentito il bisogno di indire una conferenza stampa divulgando notizie che avrebbero dovuto essere segrete, impedendo di fatto qualsiasi forma di difesa, e gettando altro fango sulla reputazione di Alberto, quando ancora era disteso sull’asfalto privo di vita”.

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Le foto nei pc

Il riferimento è alle dichiarazioni che il Procuratore capo di Busto, Gianluigi Fontana, ha fatto poche ore dopo il suicidio del medico: “Il consulente della procura aveva appena terminato le perizie su due computer in uso al medico dalle quali è emerso copioso materiale, circa cinquemila file”. A quanto si apprende l’hard disk di uno dei due pc era stato formattato, ma i tecnici sono riusciti a recuperarne comunque il contenuto, tutte immagini pedo-pornografiche. Nel secondo dispositivo invece, altre immagini dello stesso genere erano semplicemente state spostate dalla memoria al cestino, ma non eliminate”.

La privacy

Sono proprio queste dichiarazioni a non essere piaciute, per usare un eufemismo, ai familiari di Flores D’Arcais: “Sono notizie che avrebbero dovuto essere tenute segrete – si legge sempre nella nota dei parenti – visto che erano state comunicate solo in via generica all’avvocato, che non aveva ancora potuto prenderne visione, impedendo di fatto qualsiasi forma di difesa. Vogliamo sottolineare, per togliere il fango versato sulla sua figura, che Alberto era un uomo onesto e integerrimo. Adorava il suo lavoro cui ha dedicato tutta la vita e ogni sua energia. Era un uomo intelligente e competente, amato da colleghi e pazienti dai quali ancora in questo momento riceviamo attestati di stima e incredulità per quanto successo”.

La difesa

In difesa di Flores D’Arcais si schiera anche il suo medico di famiglia, oltre che amico personale, il dottor Alberto Aronica che ha dichiarato all’agenzia di stampa Adn Kronos: “E’ stata la vittima innocente di un’accusa assolutamente falsa, una cattiveria nata dalla segnalazione di due pediatri di base con cui aveva avuto degli screzi perché riteneva non facessero il loro lavoro come dovevano. Come suo medico di famiglia ero autorizzato ad andarlo a trovare. L’ho visto l’ultima volta a metà agosto. A fine luglio stava molto male e ho consigliato una visita psichiatrica perché avevo capito che era a rischio suicidio. E’ stato visto da psichiatri tre volte, ci sono tre relazioni disponibili”. Il dottor Aronica ha anche commentato la decisione, presa la scorsa settimana, dal Gip del Tribunale di Busto Arsizio di respingere la richiesta di rimettere in libertà Alberto Flores D’Arcais: “La richiesta di libertà – argomenta il medico – si basava sulla perizia di parte, redatta da un noto pediatra che, guardando i filmati, ha ritenuto di vedere solo riprese di normali visite pediatriche. Purtroppo questa perizia è stata ignorata ed è stata ritenuta valida solo la perizia allergologica che lo accusava”.

L’avvocato

Contro la decisione del Gip che aveva respinto la richiesta di libertà per il pediatra si è espresso anche il legale di Flores D’Arcais, l’avvocato Massimo Borghi: “Eravamo pronti a ricorrere in Appello. Riguardo ai 5mila file ritrovati (nel computer del medico, ndr) non sono a conoscenza del contenuto dei pc e non ho ancora avuto modo di esaminare la relazione del consulente del Pm. Il nostro consulente  – conclude il legale –  aveva intenzione di ritirare la consulenza, per esaminarla la prossima settimana”.

Le 10 lettere

Intanto proseguono gli accertamenti della Procura di Milano sulle dieci buste chiuse trovate nell’appartamento del medico suicida. Tutta la documentazione è stata sequestrata e sui contenuti delle missive, e sui loro destinatari, non è trapelato, almeno fino a ora, nessuna indiscrezione.

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