In piena campagna elettorale, ad Arconate nel Milanese, l’Asl dispone visite mediche gratis su richiesta di Mario Mantovani, impegnato a sostenere la candidatura a sindaco di sua nipote. La Guardia di finanza parla di “condotta potenzialmente criminosa” e di “utilizzo di risorse economiche, strutture ed apparati pubblici per fini propagandistici elettorali”

3 AGOSTO 2017

di Redazione

ARCONATE (MILANO) – Siamo nella primavera del 2014. Fra poche settimane si vota in molti comuni italiani, fra cui Arconate, nel Milanese, dove l’ex vicegovernatore della Lombardia, Mario Mantovani, è stato sindaco per 13 anni. Ha svolto 3 mandati, aggirando la legge (che ne prevede solo 2) con un ‘trucchetto’ e con la complicità dei suoi fedeli consiglieri di maggioranza. Ora però non può più candidarsi sindaco, ma può scegliere il successore: Samanta Rellamonti, sua nipote. In realtà, per tutti, è ancora lui il candidato sindaco. Tanto che il suo cognome è stampato a caratteri cubitali nel simbolo, mentre il nome del vero candidato neppure si vede. Per tutta la campagna elettorale Rellamonti svolgerà il ruolo di comprimaria. Sarà sempre lui, Mantovani, a comiziare dai palchi, a chiudere le serate, a parlare di programmi, di passato, di presente e di futuro.

Visite mediche gratis

E poi un giorno succede qualcosa che lascia tutti perplessi. Viene annunciato dall’amministrazione comunale (con tanto di lettere recapitate alle famiglie) uno screening sanitario gratuito per gli studenti delle scuole arconatesi. Visite mediche gratis, in piena campagna elettorale, disposte dall’Asl Milano 1, il cui capo è Giorgio Scivoletto, fedelissimo di Mantovani, che all’epoca riveste il ruolo di assessore regionale alla Sanità. Ma quella che allora viene intesa come una bizzarra coincidenza, oggi diventa una “condotta potenzialmente criminosa”, che apre una nuova indagine sull’operato di Mantovani, oltre al processo già in corso a Milano per corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio.

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Lo sfogo al telefono

In un’informativa della Guardia di finanza si legge di un file trovato nel pc di Giacomo Di Capua, braccio destro del politico imputato. In questo file si parla, appunto, di uno screening sanitario gratuito per i bambini delle scuole elementari. Tutto bene, se non fosse per il fatto che tali visite mediche riguardano in particolare Arconate e non altri comuni. Il tutto in piena campagna elettorale. Una vicenda che insospettisce anche il sindacalista Nuccio Pandolfini, segretario Cgil Ticino Olona. Quest’ultimo, infatti, telefona al capo dell’Asl Milano 1, Scivoletto (pure lui indagato nell’inchiesta Mantovani e all’epoca intercettato), sfogandosi così: “Le robe politiche non si fanno in azienda. Giorgio cazzo! Le robe politiche ve le fate fuori. (L’Asl) non è la tua azienda e non si usa per fini politici! Quella roba che avete fatto ad Arconate, ho fatto finta di nulla. Eh, quelle visite solo ad Arconate, ai ragazzi. Però adesso basta”.

L’imbarazzo del capo dell’Asl

Scivoletto appare in difficoltà, perché lui – il capo dell’Asl più importante d’Italia – è legato mani e piedi a Mantovani, al quale non sembra in grado di dire di no. Anzi, scrive spesso sms imbarazzanti al potente politico, chiamandolo “maestro di vita”. I gusti sono gusti, per carità.

Interessi privati con soldi pubblici

Ma il tema che la Guardia di finanza pone al Pubblico ministero Giovanni Polizzi è assai serio: “Appare evidente – si legge nelle carte – in questo episodio l’utilizzo, da parte di Mantovani, di risorse economiche, strutture ed apparati pubblici, con la complicità del suo entourage, per fini propagandistici elettorali, proprio alle porte delle elezioni amministrative che si sarebbero tenute anche nel comune di Arconate il 24 maggio 2014 e dove, per l’appunto, la nipote Samanta Rellamonti era candidata sindaco nella lista sostenuta dall’ex vicepresidente della Lombardia”. E ancora, più in generale, si legge nella carte della Gdf: “L’analisi del materiale sequestrato (il giorno dell’arresto di Mantovani, 13 ottobre 2015, ndr) ha consentito l’individuazione di elementi che da una parte hanno dato riscontro a quanto già acclarato nel corso delle investigazioni, dall’altra hanno consentito l’individuazione di nuove vicende che vedono ancora una volta Manovani porre in essere condotte potenzialmente criminose, tese ad avvalersi del proprio ruolo pubblico per avvantaggiare interessi personali”.