Vessato dai suoi compagni di classe. Succede a Marcallo con Casone, nel Milanese, dove uno studente 11enne cambia istituto dopo un anno da incubo. Preside sotto accusa: “Non l’ha aiutato”. Ma bullismo e violenze sono una piaga dei nostri istituti scolastici: i precedenti dal 2014 a oggi. Le scuole sono diventate monoliti impenetrabili, dove comandano gruppi di potere, che non rispondono a nessuno e lavano in famiglia i panni sporchi. Omertà, silenzi e bugie vengono spesso giustificati con la privacy dei minori
17 GENNAIO 2016
MARCALLO CON CASONE (MILANO) – Per quasi un anno ha subito in silenzio episodi di bullismo da parte di tre compagni di classe. Insulti, vessazioni, angherie. In alcuni casi, è stato anche picchiato. Fino a quando Marco, nome di fantasia, non ce l’ha fatta più e una mattina di novembre non ha più voluto mettere piede a scuola: suo papà, quindi, ha deciso di trasferirlo e di cambiare immediatamente istituto.
La scuola nella bufera
Succede a Marcallo con Casone, paese di poco più di 6.200 abitanti dell’hinterland milanese. La scuola è l’istituto omnicomprensivo statale ‘Edoardo de Amicis’, che comprende le elementari e le medie di Marcallo, Mesero e Boffalora. Sei plessi per una realtà importante del territorio, diretta dalla preside Marisa Oldani. Accusata da più parti, in questa vicenda, di non aver agito con tempestività e con polso, di aver tentato di ‘lavare i panni sporchi in casa’, cercando di mantenere il caso riservato, evitando persino di parlarne con gli amministratori comunali.
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Insulti e botte nel silenzio
Il triste protagonista di questa vicenda è un ragazzino 11enne di prima media che, per 11 mesi, è stato preso di mira da 3 compagni di classe violenti, con situazioni familiari difficili alle spalle. Incredibile pensare che, per oltre 300 giorni, nessuno si sia accorto di nulla. Non i professori e le professoresse, che in tutto questo tempo non hanno adottato alcuna misura concreta per mettere fine a una situazione gravissima. Non la preside, che era stata informata di quanto stava accadendo dai genitori del ragazzino e che, nonostante questo, avrebbe preferito non prendere posizione in maniera netta e avrebbe evitato fino all’ultimo di adottare provvedimenti forti, forse per tenere il caso tra le mura scolastiche.
Il racconto del padre
Drammatico il racconto del padre del ragazzo, che alla fine si è trovato obbligato a spostare il figlio in un’altra scuola: “I 3 ragazzi che lo hanno preso di mira – spiega il papà – alla fine hanno ammesso le loro responsabilità. Qualcuno però, a scuola, aveva addirittura messo in dubbio i racconti di mio figlio, consigliandoci di andare da uno psicologo. Lo abbiamo fatto, ed è emerso che è tutto vero. Per quasi un anno mio figlio ha subito violenza verbale e, in alcuni casi, anche fisica. Una mattina non ha voluto più andare a scuola e, piangendo, mi ha raccontato tutto”.
La fuga in un altro istituto
E’ a quel punto che la famiglia ha deciso di andare a parlare con il dirigente scolastico, Marisa Oldani: “Io penso – continua il padre – che le azioni intraprese dalla preside rientrino nei termini di quello che la legge consente. Ha chiamato alcuni psicologi a relazionare sul fenomeno del bullismo e so che c’è stato un consiglio di classe straordinario. Non so se tutto questo sia giusto o sbagliato, non so se avrebbe potuto fare di meno o di più. Io, intanto, mio figlio lo avevo già spostato in un’altra scuola, pagando 250 euro per ricomprare tutti i libri”. Una scelta obbligata, anche perché sembra che i docenti, in questa vicenda, abbiano latitato: “Non solo nessuno si è accorto di nulla – sottolinea il papà – ma addirittura è capitato che una supplente non ha creduto ai racconti di mio figlio e gli ha ritirato il diario per punizione”.
Preside nel mirino
Ma più di un genitore, in questa brutta vicenda, ha contestato l’atteggiamento di Marisa Oldani, considerato “troppo morbido e poco risolutivo”. Tanto che alla fine, la preside, si è trovata a dover fronteggiare un difficile consiglio di classe straordinario tra le perplessità di parecchie mamme, basite e spaventate di fronte a quanto successo. Tante le domande ancora senza risposta: com’è possibile che, in quasi un anno, un ragazzino di 11 anni sia stato costretto a subire in silenzio senza che nessuno se ne accorgesse? Perché nessuno è intervenuto prima? Perché il dirigente scolastico, una volta a conoscenza della situazione, non ha subito spostato i compagni violenti in un’altra classe? Sono stati allertati i servizi sociali? E le famiglie? Interpellata telefonicamente una prima volta, la preside ha preferito temporeggiare: “Non so a quale caso lei faccia riferimento – ha detto Marisa Oldani – mi lasci il tempo per informarmi e capire”. Atteggiamento quantomeno strano, considerato che il dirigente scolastico conosce bene e personalmente la mamma dello sfortunato ragazzino. Richiamata in seguito, Oldani ha dichiarato: “La situazione è stata affrontata e risolta”. Non ha però risposto alle nostre ulteriori domande. Prendiamo atto che non ritiene di dover fornire ulteriori spiegazioni su una vicenda per la quale, invece, sarà bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità e risponda di quello che ha o non ha fatto.