Il commercialista, già candidato sindaco per la Democrazia Cristiana nel 1993, è indagato per concorso in abuso d’ufficio nell’inchiesta che il 13 ottobre 2015 portò all’arresto di Mario Mantovani, ex vicepresidente della Lombardia. Molteni è considerato dalla Procura di Milano uno dei prestanome del politico in relazione alla compravendita di un palazzo del ‘600 ad Arconate, nel Milanese, dove Mantovani fu sindaco per 13 anni
23 MARZO 2016
PARABIAGO (MILANO) – Nell’inchiesta che il 13 ottobre ha portato all’arresto del vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, spunta il nome di Alfio Molteni. Il noto commercialista, che esercita tuttora nel suo studio in via Matteotti, di fronte alla stazione, è indagato per concorso in abuso d’ufficio e per la compravendita di Palazzo Taverna ad Arconate. Secondo la procura, il ragioniere è riconducibile alla figura dell’ex senatore di Forza Italia attraverso due società: ‘Le Ginestre Srl’, di cui è stato amministratore dal 2002 al 2011, che venne poi incorporata tramite fusione dalla ‘Ticino Srl.’, cui risulta essere il rappresentante legale. A Parabiago scoppia dunque il ‘caso Molteni’: un passato nel ruolo di politico e un presente, secondo la Procura di Milano, come prestanome di Mantovani.
Da candidato sindaco DC a presidente della GS Pallavolo
Alfio Molteni, nato a Parabiago il 23 agosto 1942, entra nella Democrazia Cristiana verso la fine degli anni ’60 e ci resta sino all’uscita di scena nel 1994. Nel suo lungo percorso politico ha modo di ricoprire per diverse volte la carica di assessore. Tra le sue deleghe, compare sempre lo sport. Ama la pallavolo, tanto che nel 1972 fonda la ‘G.S. Pallavolo Parabiago’, diventando il presidente dell’associazione e mantenendo il suo ruolo sino alla stagione 1997-1998: in questi anni, riesce a portare la squadra maschile in serie B2, mentre quella femminile addirittura in Prima Divisione. La sua passione sportiva gli porta via tempo, ma non gli impedisce, dopo lo scandalo di Tangentopoli, di fare un grande passo: candidarsi come sindaco di Parabiago nel 1993. L’idea è nata quando lo stesso Molteni e altri nove democristiani disertano il consiglio comunale per l’incapacità della giunta di approvare una variante del piano regolatore. I ‘ribelli’ s’incontrano più volte con la sinistra, alla ricerca di una soluzione per completare la ‘rivolta’. L’accordo non si trova: subentra il commissario prefettizio. Infine, a novembre si va alle urne, ma Molteni perde e ottiene soltanto un posto all’opposizione. Nel ’95 sparisce dalla pubblica piazza, ma nel corso della sua carriera ha avuto modo di conoscere Mario Mantovani, col quale avrebbe instaurato un rapporto di amicizia e per il quale ora si trova indagato nell’inchiesta denominata ‘Operazione Entourage’.
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La compravendita di Palazzo Taverna ad Arconate
Palazzo Taverna, un pregevole immobile del ‘600 situato ad Arconate, è oggetto d’interesse da parte di Mario Mantovani dal 1987, anno in cui è assessore all’urbanistica in una giunta democristiana. Il Comune vorrebbe comprare l’immobile per la cifra di circo 180 milioni di vecchie lire, ma in una relazione della Guardia Finanza, riportata nel fascicolo del pm Giovanni Polizzi, si legge: “Le indagini hanno permesso di accertare che fu Mantovani a far sfumare l’accordo (…), onde poi acquistarlo per mezzo di una società intestata a un prestanome, Le Ginestre Srl”. Divenuto sindaco nel 2001, Mantovani potrebbe procedere alla risoluzione della controversia in poco tempo. Invece, procrastina tutto. Lo scopo, come si legge nelle carte, sarebbe di far “lievitare gli interessi concernenti l’occupazione dell’edificio versati dal Comune alla proprietà”, cioè alle società ‘Le Ginestre’ e ‘Spem’, controllate da Mantovani stesso. E siccome in questa operazione l’ex sindaco avrebbe procurato un danno ai cittadini di Arconate, pari circa 500 mila euro, nelle indagini sono coinvolti i diretti interessati delle società: Alfio Molteni, amministratore de Le Ginestre Srl, è tra questi.
Il silenzio stampa
Secondo la relazione contenuta nel fascicolo del Pm Polizzi, Alfio Molteni viene etichettato dal senatore Mantovani come “il mio commercialista”. Libera Stampa l’Altomilanese ha indagato nel territorio parabiaghese, recandosi nello studio commercialista di Molteno per due volte, tentando di avere una sua dichiarazione. Il primo tentativo è un buco nell’acqua. Molteni dice di non sapere nulla. Inoltre afferma: “Se la guardia di finanza vorrà indagare sul mio conto, sa dove trovarmi, ma ancora nessuno è venuto a cercarmi”. Non è vero: il 13 ottobre 2015, proprio lo stesso giorno dell’arresto di Mantovani, lo studio Molteni viene perquisito dai finanzieri. Infine, gli chiediamo del suo rapporto con l’ex sindaco di Arconate: “Più che a livello politico non ci ho mai avuto nulla a che fare. Sono fuori dal giro dall’inizio degli anni ’80”. Ma anche questo non è vero, sia per la vicinanza con Mantovani (che pare sia andata oltre quel livello) sia per la sua continuativa carriera politica, che lo porta a candidarsi sindaco nel 1993. La seconda volta che mettiamo piede nel suo studio ci accorgiamo che la situazione è tesa fin da subito. Molteni si barrica in ufficio, mentre la segretaria alza i toni: “Il ragioniere non vuole parlare, se non ha intenzione di andarsene, chiamo i carabinieri!” Noi insistiamo ancora, ma intervengono altri dipendenti a fare pressione. E dato il clima surriscaldato, siamo costretti ad uscire, rimediando un rumoroso ‘no comment’ del commercialista. Se il ragioniere non ha voluto legittimamente parlare con noi, dovrà farlo con i magistrati. All’inizio di aprile sapremo se il Giudice per l’udienza preliminare, Gennaro Mastrangelo, archivierà le sua posizione oppure se deciderà di mandare il commercialista a processo.