Don Antonio Ercoli, alle elezioni del 5 giugno 2016, ha tifato smaccatamente per il Pd e non ha preso bene la sconfitta della candidata ‘dem’ Ivana Marcioni. Al punto da commentare, sul ‘foglio di comunione’, i risultati del voto che ha premiato il leghista Stefano Zancanaro. Il don ci regala una chiosa da scolpire nel marmo: “La cosa più brutta è il grande trasformismo che ha toccato moltissime persone e ci ha meravigliato”
25 GIUGNO 2016
VITTUONE (MILANO) – Almeno ha avuto il buon gusto di aspettare l’esito del voto, anche se tutti a Vittuone lo sapevano: il parroco don Antonio Ercoli tifava smaccatamente per il Partito democratico e qualcuno ritiene pure che sia suo il ‘merito’ di aver convinto alcuni candidati a entrare in lista con Ivana Marcioni. La quale – sia detto per dovere di cronaca – ha centrato un eccellente risultato: nonostante il disastro combinato dal Pd con l’ex sindaco Fabrizio Bagini, spedito a casa anzitempo per beghe interne, i ‘dem’ locali hanno rischiato di vincere, fermandosi a poche decine di voti dalla meta.
Il parroco: “Elettori trasformisti”
Ma il parroco non l’ha presa bene e, sul foglio di comunione, ci regala questa chiosa da scolpire nel marmo: “La cosa più brutta che stupisce di queste elezioni è il grande trasformismo che ha toccato moltissime persone e ci ha meravigliato”. Di più, secondo don Antonio un elettore non avrebbe il diritto di cambiare idea, se la nuova posizione assunta contrasta con la vecchia. Ma da quando un sacerdote si permette di offendere gli elettori che, magari, non hanno seguito il suo consiglio? Non è finita il novello Savonarola ne ha pure, senza citarlo, per l’ex sindaco di Forza Italia Enzo Tenti, terzo classificato: “E’ tempo dei piccoli progetti per salvare il salvabile, senza lasciarsi affogare nei grandi mari dei sogni e delle grandi idee avveniristiche”. Al di là del fatto che il don potrebbe pure avere ragione (l’ex giunta Tenti progettò in grande e combinò un sacco di pasticci), ci si chiede se competa al parroco esprimersi sul lavoro delle pubbliche amministrazioni. Francamente, appare surreale. Ma pure i cittadini si beccano la loro dose di vessazioni, in primis quelli che non si sono recati alle urne: “Circa la metà non è andato a votare. Questo di solito avviene nei Paesi a democrazia avanzata”. Poi l’ironica stilettata: “Siamo diventati anche noi così?” Ovvio che il sacerdote pensa di ‘no’. E, ancora una volta, potrebbe avere ragione (dal nostro punto di vista ha senz’altro centrato il tema), ma da anni non si assisteva a un intervento così invasivo da parte delle autorità clericali nel campo della politica.
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Appello al ‘governissimo’
Un’ingerenza che si traduce in un appello a favore del ‘governissimo’: “Un progetto nuovo sarebbe quello di mettersi non più divisi tra maggioranza e opposizione”, ma tutti assieme attorno a una piattaforma di cose da fare. (Abbiamo tradotto noi, in questo caso, perché l’italiano qui era parecchio claudicante). Stupisce che don Antonio non abbia speso una parola, da pastore, sul voto di scambio. Che è un reato, ma è pure un peccato. Sarà per la prossima volta.