Il governatore leghista dimentica scandali, arresti e processi: “Nel 2018 mi ricandidato”. Ma Salvini è d’accordo? I dubbi. Intanto il capogruppo della Lega difende la ‘zarina’ Canegrati: “Fu nominata Cavaliere della Repubblica”. Metamorfosi di un movimento autonomista che, nel 1992, agitava il cappio in parlamento contro i ladri
1 MARZO 2016
MILANO – Il governatore lombardo Roberto Maroni incassa il ‘no’ alla mozione di sfiducia (un voto peraltro scontato) e rilancia, annunciando di volersi ricandidare nel 2018, incurante degli arresti, degli scandali e pure della sua situazione processuale. Il consiglio regionale si è espresso con 31 voti a favore (Pd e Movimento 5 Stelle) e 45 contrari (Lega Nord, Lista Maroni, Forza Italia e Nuovo Centrodestra).
I ‘grillini’: “Fuori dai maroni”. La replica: “Mi ricandido”
Subito dopo il voto, nell’aula del parlamentino lombardo, è andata in scena la protesta dei consiglieri ‘grillini’ (molti dei quali espulsi dall’aula), che hanno indossato una simpatica felpa con la scritta ‘Maroni fuori dai maroni’. Il capogruppo 5 Stelle, Stefano Buffagni, ha pure donato a Maroni una delle magliette esibite in aula. E il governatore, sollevato e sereno, ha chiosato: “Non solo non mi dimetto, ma nel 2018 mi ricandido”.
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Ma Salvini è d’accordo? I dubbi
Sulla ricandidatura, tuttavia, il governatore è stato forse imprudente, perché se l’inchiesta che ha portato in carcere l’ex presidente della Commissione Sanità, Fabio Rizzi (stretto collaboratore di Maroni), dovesse conoscere, come pare, una fase due, allora il leader del Carroccio sarebbe pronto a staccare la spina a Bobo e alla sua giunta.
Proteste sotto il Pirellone
Mentre in aula discuteva la sfiducia a Maroni, fuori andava in scena la protesta dei giovani del Pd e di Rifondazione Comunista: in piazza dentiere di gomma e ruspe giocattolo, ramazze e cartelli: “Hanno dimostrato che dai tempi di Formigoni a oggi non è cambiato assolutamente nulla”.
Metamorfosi Lega Nord
Eppure, nonostante l’ultimo scandalo delle mazzette nell’odontoiatria lombarda, c’è chi difende la ‘zarina’ Maria Paola Canegrati. E’ il capogruppo della Lega Nord, Massimiliano Romeo, che ha ricordato i suoi ‘meriti’: “Nel 2009 le è stato conferito il riconoscimento di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana”. Dal cappio agitato in parlamento nel 1992 per protestare contro i corrotti alla difesa d’ufficio dal ‘sistema Canegrati’: la metamorfosi leghista è davvero notevole.