Patrizia Pedrotti piange di gioia al telefono e ringrazia Maria Paola Canegrati: “Ti farei un monumento”

19 FEBBRAIO 2016

di Ersilio Mattioni

CERRO MAGGIORE (MILANO) – Due telefonate imbarazzanti (che riportiamo integralmente) testimoniano lo stretto rapporto fra Maria Paola Canegrati e Patrizia Pedrotti (entrambe arrestate, la prima in carcere e la seconda ai domiciliari nella nuova inchiesta sulle tangenti nella sanità lombarda). Pedrotti, 53 anni, residente a Cerro Maggiore nel Milanese, è il direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera di Desio e Vimercate. In questa veste, secondo i magistrati, avrebbe favorito le società di Canegrati nell’aggiudicazione di appalti con sistemi illegali. Tanto da essere stata arrestata con le accuse di corruzione e turbativa d’asta. Oggetto della corruzione sarebbe l’assunzione del figlio Davide Ronchiato presso le ‘Servicedent Srl’, società gestita da Canegrati.

La prima telefonata

Nelle carte dell’inchiesta viene integralmente riportata una telefonata imbarazzante fra Padretti e Canegrati, proprio dopo l’assunzione del figlio della direttrice amministrativa dell’azienda ospedaliera. Padrotti, in lacrime, ringrazia di continuo Cenegrati e alle fine chiosa così: “Ti farei un monumento”.

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Totale asservimento

La Procura di Monza non ha dubbi: “Del totale asservimento di Pedrotti, l’imprenditrice (Canegrati) era ben consapevole, quando diceva ‘La Patrizia lavora per me’. Infatti erano sufficienti due settimane, perché Pedrotti trovasse il modo di ricompensare l’amica”. Come? Con l’affidamento di nuovi centri da gestire presso l’Azienda ospedaliera di Melegnano e con l’interessamento per altri lavori a Gorgonzola (Bergamo).

La seconda telefonata

Lo si deduce da un’altra telefonata, dove Pedrotti, oltre a ringraziare ancora per l’assunzione del figlio, parla proprio della nuova frontiera nella Bergamasca.

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Scenario devastante

E’ sconcertante quello che avviene in Lombardia. Lo scorso 13 ottobre fu arrestato per corruzione, concussione e turbativa d’asta l’assessore alla Sanità, Mario Mantovani (è tuttora ai domiciliari nella sua villa di Arconate, nel Milanese, mentre aspetta la prima udienza preliminare dell’8 marzo. I magistrati indagano anche sul suo tesoro immobiliare da 11 milioni di euro). Martedì 16 ottobre un’altra ondata di arresti, fra cui il braccio destro del governatore Roberto Maroni. Tanto da far ipotizzare al capo del Carroccio, Matteo Salvini, di porre fine alla vita della giunta lombarda. Del resto, dalle carte dell’inchiesta emerge uno spaccato devastante: manager pubblici, pagati per curare l’interesse degli ammalati, che si vendono ai padroni della sanità privata in cambio di favori. Di cose da spiegare gli indagati dell’inchiesta ‘Smile’ ne hanno davvero tante.