Riciclavano i soldi sporchi dei clan calabresi in Svizzera. E lo facevano da 40 anni, con solidi collegamenti con i clan di Vibo Valentia, dove è sempre rimasto il cervello di tutte le operazioni logistiche. Nel blitz dell’8 marzo sono stati arrestati anche 2 latitanti: padre e figlio, da 15 anni erano ricercati

8 MARZO 2016

di Ersilio Mattioni

FRAUENFELD (SVIZZERA) – Riciclavano i soldi sporchi delle cosche calabresi. E lo facevano in Svizzera, per la precisione a Frauenfeld, cittadina di 25.000 abitanti e capoluogo del Canton Turgovia, poco lontano dal Liechtenstein. Non sbarca oggi la ‘ndrangheta in terra elvetica: il gruppo di malavitosi esiste da 40 anni, una cellula che mantiene stretti collegamenti con la ‘locale’ di Fabrizia, un paesino di 2.400 anime della provincia di Vibo Valentia, dove c’era il cervello logistico di tutte le operazioni.

Questa mattina all’alba però i Carabinieri di Reggio Calabria, in collaborazione con l’ufficio federale di Polizia della Confederazione svizzera, hanno arrestato 15 persone con l’accusa di associazione di stampo mafioso, aggravata dalla transnazionalità. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, numerosissime, è emerso appunto che la ‘locale’ di Frauenfeld esiste da 40 anni, vanta la benedizione dei capi della ‘ndrangheta calabrese e collegamenti importanti con i clan di Rosarno. Il capo di chiama Antonio Nesci. E l’operazione ‘Helvetia’, già ribattezzata come ‘il blitz dell’8 marzo’, ha consentito di individuarne gli altri associati, con tanto di ruoli e cariche. Il tramite dell’organizzazione mafiosa in Svizzera è Giuseppe Antonio Primerano, un personaggio noto. Nell’aprile 2015 la Corte di Appello di Reggio Calabria ne aveva disposto la scarcerazione, concedendo gli arresti domiciliari per ragioni di salute, nonostante una condanna a 13 anni in primo grado con quale capo della ‘locale’ di Fabrizia. Forse le sue condizioni erano incompatibili con il carcere. Non di certo, secondo i magistrati,  con l’attività criminosa, che infatti continuava svolgere. Primeraro del resto non è un passante, bensì una figura riconosciuta e stimata sia in Calabria sia all’estero, specie in Germania e Svizzera.

Nel blitz sono finiti in manette anche due esponenti di vertice della cosca di Condofuri, Antonio Nucera e suo figlio Francesco. Arresti importanti, quelli delle squadre mobili di Torino e Verbania (che da tempo indagavano sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’alto Piemonte), perché i 2 malavitosi erano latitanti dal 2013 – accusati di associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco – e facevano parte di una rete operante in Svizzera, dedita al riciclaggio dei proventi della cosca.

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